Appunti dal 146° viaggio in Congo, dove cresce il miglior legno africano

“In Congo ci sei stato?” Chiedeva un amico curioso ad Alberto Seralvo, incontrandolo al ritorno dall’ennesimo viaggio in Africa.  “Sì, ci sono stato 146 volte!” la risposta dell’Ingegnere. Una risposta seria, senza alcun intento di sorprendere l’interlocutore. “Avevo appena contato per mia curiosità il numero dei timbri d’immigrazione sui passaporti annullati degli ultimi 30 anni, sorprendendomi io stesso per il gran numero di viaggi fatti in questo tribolato Paese del Centro-Africa”.

Il Congo è un Paese enorme, suddiviso dal fiume omonimo tra Repubblica del Congo (a Ovest, ex colonia francese) e la Repubblica Democratica del Congo (a Est ed ex colonia belga) con una superficie totale pari a oltre 10 volte quella dell’Italia, benché la dimensione non sia evidente nelle carte geografiche piane, centrate sugli stati europei. Un Paese con oltre 100 milioni di abitanti, tento ricco di risorse naturali e forestali quanto turbolento nella composizione delle etnie che lo abitano e nella storia politica.

“Un Paese in cui ho viaggiato dai tempi del governo di Mobutu – racconta l’Ingegnere -, quando ogni mattina alle sette vigeva l’obbligo di alzarsi e presenziare all’alzabandiera. Un rito imposto dal regime per inculcare il senso nazionale a militari e civili, ma che coinvolgeva anche i rari visitatori esteri, come me”. Da allora il Paese ha fatto e sta facendo passi avanti sul piano sociale e dell’economia, “anche se mancano molte infrastrutture essenziali, autostrade e dighe. Progetti che non possono essere pagati a debito ai costruttori occidentali come nel passato, presi oggi in carico dalle aziende statali cinesi in cambio dei diritti di sfruttamento sulle miniere di rame, diamanti e di altre materie prime; ricchezze di cui il Paese africano dispone, ma dalle quali non ha mai saputo trarre benefici”.

Un problema che coinvolge anche il patrimonio forestale: “Un’immensa distesa di foreste vergini che, a differenza di quelle del Brasile e dell’Indonesia, non hanno mai sofferto gli incendi e le distruzioni per lo sfruttamento agricolo e pastorale – precisa Seralvo -. Foreste dalle quali vengono oggi raccolte quantità minime di legno, inferiori alle produzioni interne sostenibili di alcuni Paesi europei che hanno superfici boschive inferiori per più ordini di grandezza di quelle congolesi”. Foreste da cui provengono essenze pregiate, come wengé e afrormosia, legni duri adatti alle superfici che devono presentarsi belle e resistenti, come nel caso dei parquet. Legnami che Seralvo sceglie e importa direttamente dal Congo, oggetto di questo 146° viaggio dell’Ingegnere di cui vi raccontiamo.

Segue nel prossimo blog.



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